Il terremoto che ha colpito il Cile il 27 febbraio scorso potrebbe avere accorciato la durata del giorno di poco più di un milionesimo di secondo e provocato uno spostamento dell'asse terrestre maggiore rispetto a quello causato dal terremoto di Sumatra del 2004. È la prima stima fornita dal Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa, basata su modelli matematici. Mentre quelle del Jpl sono ipotesi teoriche, le misure vere e proprie a livello mondiale le sta coordinando l'Italia, attraverso il Centro di Geodesia Spaziale dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) a Matera. «Stiamo valutando i dati osservativi basati sui segnali raccolti a livello mondiale», ha detto il direttore del Centro dell'Asi, Giuseppe Bianco. Dalla stima americana, presentata da Richard Gross, risulta che il terremoto potrebbe avere accorciato il giorno di 1,26 milionesimi di secondo (microsecondi) e spostato l'asse terrestre di 2,7 millesimi di secondo d'arco, corrispondente ad uno spostamento lineare di circa 8 centimetri. Lo stesso Gross ammette che queste conclusioni teoriche potrebbero essere riviste alla luce di nuovi dati sul terremoto. Per il momento, comunque, gli studiosi del Jpl vedono almeno due ragioni per ritenere che quest'ultimo sisma, sebbene meno intenso rispetto a quello di Sumatra del 2004, possa avere provocato uno spostamento dell'asse terrestre maggiore: il terremoto cileno è avvenuto ad una latitudine media (quello di Sumatra era localizzato vicino all'equatore) e la rottura della faglia è avvenuta ad una profondità maggiore.
(fonte leggo.it)
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